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Non sempre è facile mantenere un rapporto equilibrato con il cibo. E una necessità vitale ma può trasformarsi in un nemico; è un piacere che facilmente evolve in eccesso. Ha bisogno di una disciplina interiore per poterlo apprezzare fino in fondo senza diventarne schiavi. L'acuta riflessione dell'Autore, a colloquio con i testi antichi, in particolare con la preziosa tradizione monastica e di Evagrio Pontico, permette di illuminare i poli opposti del rapporto tra mangiare e digiunare. Sono atti quotidiani che esprimono la profondità del nostro essere, da che cosa facciamo dipendere la nostra esistenza. Una sana ed equilibrata riflessione sul nostro rapporto con il cibo può farci scendere ancora di più nella profondità del mistero umano e personale di ciascuno e aprirci a una via ascetica.